FORMEDIL



 

L’intervista
Intervista con Annalisa Vittore
(da «FORMAZIONE» Febbraio 2000)

Tutte le risorse al servizio della sperimentazione

Il precedente numero di Formazione è stato dedicato quasi interamente al progetto sperimentale per l’apprendistato, che è in corso nel settore delle costruzioni e sul quale il Formedil ha investito rilevanti risorse ed energie. Dopo aver sentito il parere di alcuni direttori di scuole edili e del presidente del Formedil Claudio Gombia, ci è parso utile dar voce anche ad Annalisa Vittore, responsabile dell’apprendistato del ministero del Lavoro. Questo dicastero, infatti, ha avuto un ruolo determinante nella realizzazione del progetto, avendolo approvato e finanziato al cento per cento, per un investimento che si aggira intorno ai 18 miliardi

“Con una scelta politica maturata già nel ’96 - osserva Annalisa Vittore - e riconfermata in seguito alla legge del ’98 sul pat-to sociale, si decise, grazie a un accordo pressoché unanime, di porre tutte le risorse al servizio della sperimentazione. Questa politica è nata con l’intento di combinare, in maniera ottimale, lavoro e formazione e di valorizzare un istituto importante come quello dell’apprendistato, nel quale tutto il paese sembra credere fortemente. Senza dubbio le speranze riposte nella sperimentazione sono molte, come molto è il denaro che vi è stato investito. La tappa successiva riguarderà il passaggio dalla fase sperimentale a quella a regime, seguendo le direttive che emergeranno dagli indicatori di efficienza. L’obiettivo politico è, appunto, la diffusione dell’apprendistato e la generalizzazione degli obblighi formativi”.

Quali sono i soggetti maggiormente coinvolti dalla sperimentazione?

Si tratta di un settore in cui sono le parti sociali, imprese e sindacati, a giocare un ruolo da protagonisti, in quanto l’apprendistato è pur sempre un contratto di lavoro. A proposito della legge 196/97, poi, bisogna ricordare che essa ha innovato solo in parte, poiché già nella vecchia legge del ’55 era contemplata la formazione esterna. Le nuove disposizioni, perciò, non hanno fatto altro che stabilirla in modo più chiaro.

Con quali difficoltà è stato necessario confrontarsi nel corso dell’at-tuazione dei progetti?

Il principale ostacolo in cui ci siamo imbattuti durante il nostro cammino è stato l’organizzazione dell’offerta formativa. Siamo pienamente consapevoli che organizzare un servizio di questo tipo non è e non sarà semplice, anche se disponiamo di una grande quantità di strumenti. La nostra sperimentazione, infatti, vede coinvolti sia il governo che l’Unione europea attraverso i fondi comunitari, sia le parti sociali, che si sono dichiarate da subito disponibili.
Tuttavia, poiché le regioni sono state chiamate ad organizzare un’offerta diversa da quella tradizionale, è stato difficile approntare la nuova organizzazione sul territorio e c’è ancora bisogno di un po’ di tempo perché tali novità vengano assimilate.
Un altro elemento che ha contribuito a rendere complicata l’organizzazione dell’offerta formativa ha riguardato l’eterogeneità dei livelli di preparazione degli apprendisti che, molte volte, impedisce di inserirli nello stesso corso. Se a questo si aggiunge che in alcune zone l’adesione degli allievi è stata scarsa, si comprende agevolmente come in tali casi sia stato difficile formare le classi.
Tutto ciò sta accadendo in una fase in cui i sistemi formativi sono interessati da molteplici trasformazioni, concernenti, in particolare, l’integrazione tra la scuola dell’obbligo e la formazione professionale. Infatti, ora che l’apprendistato ha assunto un valore equipollente all’istruzione che si riceve nelle scuole superiori, è necessario integrare i due sistemi in modo che sia possibile passare dall’uno all’altro vedendosi riconosciuto il percorso seguito fino a quel momento. A ciò va aggiunta la riforma già programmata del Fondo sociale europeo. Si tratta, quindi, di processi che investono la creazione di nuove competenze e che richiedono una cura tutta particolare per ciò che riguarda la qualità del prodotto offerto. Per le imprese, inoltre, le procedure attivate dalla sperimentazione costituiscono in gran parte una novità e potranno automatizzarle soltanto dopo aver accumulato la necessaria esperienza.

I monitoraggi hanno messo in evidenza una forte dicotomia fra centro-nord e sud.

Effettivamente non si può non prendere atto che nel centro-nord le condizioni ambientali sono di gran lunga più adatte a recepire le trasformazioni attualmente in corso. La sperimentazione in sei settori, dei quali tre gestiti a livello centrale e tre a livello regionale, sta ottenendo buoni risultati nelle aree centrali e settentrionali, mentre nel sud vi sono ritardi anche in industrie tradizionalmente forti come quella metalmeccanica.
Gli ostacoli che abbiamo incontrato nel meridione, comunque, si ricollegano alla generale difficoltà di funzionamento che le strutture, pubbliche e private, soffrono in questa zona del paese. Tra di esse, la principale è rappresentata dal difficile reperimento degli allievi-apprendisti, attribuibile, in una misura non perfettamente quantificabile ma sicuramente non indifferente, al ricorso al lavoro nero. Fenomeno purtroppo molto esteso, specialmente tra le piccole imprese.

Come si può risolvere il problema del basso tasso di permanenza degli apprendisti?

Servono servizi iniziali per orientare i ragazzi durante la ricerca del primo impiego, poiché generalmente sono molto inesperti e iniziano a lavorare nel primo settore in cui riescono a trovare lavoro, per poi uscirne, il più delle volte, non appena gli è offerta un’occupazione migliore. E’ questo fenomeno che dà origine al basso tasso di permanenza degli apprendisti. Di conseguenza, bisogna assistere i giovani durante il loro primo inserimento, soprattutto considerando che la moderna ricerca del lavoro è individualizzata ed è perciò fondamentale l’ausilio di servizi efficienti per compensare la mancanza di esperienza.
E’ tutto il sistema di assistenza per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, attualmente piuttosto complesso e confuso, che va riordinato. In Italia, in realtà, esistono già numerosi centri di orientamento, mentre ciò che manca è una politica che superi la logica dei provvedimenti parziali, per non perdere di vista una visione d’insieme. Con il decentramento delle competenze alle regioni e grazie ai dispositivi comunitari che ci obbligano ad attenerci a determinati comportamenti, può darsi che il problema si avvii a soluzione.

Come sta procedendo il progetto sperimentale per l’apprendistato nell’industria delle costruzioni?

Il settore edile è un settore privilegiato, in quanto dispone di un assetto organizzativo ottimale, costituito, oltreché da imprese e sindacati, dalla rete di scuole edili e dal Formedil. L’esistenza di strutture che già si occupano con efficienza della formazione, ha fatto sì che la sperimentazione non abbia coinvolto procedure innovative per l’edilizia. Non abbiamo, quindi, incontrato problemi rilevanti, a parte la già citata difficoltà di reclutamento degli apprendisti nel sud.
Negli altri settori, al contrario, sono emerse grandi difficoltà per arrivare a soddisfare gli standard che l’Unione europea ci impone, anche se le ore di formazione in programma sono tutto sommato poche, soprattutto se paragonate con il numero di ore che normalmente sono previste nei paesi del nord Europa.
Le difficoltà hanno riguardato anche gli aspetti organizzativi più elementari, come, ad esempio, il reperimento delle sedi adatte a svolgere i corsi di formazione. In questi settori, infatti, non si dispone di strutture già predisposte come sono, appunto, le scuole edili per l’industria delle costruzioni.